La Partenza come segno di una vita cristiana
La Partenza come segno di una vita cristiana
Per chi vive nella Fede la Partenza assume un significato ancora più profondo e importante: è un gesto che ci riporta ad una delle dimensioni fondamentali della vita cristiana in quanto ci ricorda la nostra condizione di pellegrini itineranti sulla Terra. Ricordiamo che anche Gesù ha “dato la Partenza” ai suoi discepoli inviandoli in missione e dicendo loro “Andate: non portate con voi né oro né argento. Guarite i malati, mondate i lebbrosi. Rendete la vita a chi l’ha perduta. Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Non temete nulla”. La Partenza è quindi sì distacco ma distacco con una meta, un compito che dà pieno significato alla nostra esistenza. Non solo: è anche vestirsi di uno stile di sobrietà e gusto dell’essenziale che deve contraddistinguere tutte le nostre azioni. Donne e uomini della Partenza non ci sentiamo appagati dalla dimensione virtuale e superficiale dell’esistenza ma ci mettiamo alla ricerca di una verità e di una bellezza duratura delle cose e delle relazioni. La vita scout ci ha abituati a scoprire grandi ricchezze proprio nelle cose e nelle persone più povere e umili. Qualunque sarà la nostra occupazione futura, il nostro lavoro, la nostra condizione manterremo sempre in cuore questo senso di urgenza, di solidarietà, di disponibilità verso il loro prossimo sapendo scorgere e riconoscere l’uomo al di là delle convenienze economiche, delle contrapposizioni ideologiche. Dovremo essere “sempre pronti a partire” e andare incontro a coloro che hanno più bisogno. Se un giorno ci rendessimo conto di essere finiti in una condizione di asservimento sapremo (speriamolo con tutto il cuore!) nuovamente lasciare tutto e partire alla ricerca di una vera libertà. Ricordiamo infatti che la Pasqua, tempo della nostra redenzione, è stata innanzitutto la partenza di Mosè e del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto. La Partenza ci ricorda inoltre che ogni esperienza umana è destinata a concludersi e che dunque anche la nostra stessa esistenza è destinata a concludersi un giorno. Al tempo stesso ci ricorda che la fine non è mai una condanna inappellabile ma il presupposto per un nuovo inizio. Anche la morte non è la fine della vita bensì la partenza per una vita nuova. Gesù morendo sulla croce risorge e fa nuove tutte le cose. La sua è una vittoria sulla morte ed Egli è dunque venuto a salvare gli uomini dalla morte. Vittorio Ghetti, un grande capo scout, sentendo che stava per giungere la sua ora, confidava nel suo ultimo incontro con un gruppo di capi: “Sono dispiaciuto di dover lasciare gli amici, gli affetti, le cose che possiedo: al tempo stesso mi domando: cosa mi aspetta? sento la stessa ansia e curiosità che ho sempre avuto prima della partenza per una grande avventura: cosa incontrerò? Anche la morte mi sembra una grande avventura”.