Le città invisibili e le terre di mezzo
Il viaggio è iniziato. Si è aperta la strada. Con le sue fatiche, le sue incertezze, i suoi splendori. Abbiamo lasciato alcune comodità, alcune sicurezze decisi a cercare gli uomini là dove essi vivono, lavorano, lottano, sperano. La strada porta inevitabilmente verso altri uomini: essa è infatti una via di comunicazione e presuppone qualcuno con cui comunicare. Persone da incontrare, novità da scoprire. Lingue, usanze da imparare. Punti di vista da confrontare. Contraddizioni e conflitti da superare. I luoghi di queste complessità sono le città. La strada, dunque, anche se a tratti può attraversare valli deserte o creste solitarie, ha come meta ultima quella di ricongiungerci ad altri uomini, in altre parole di condurci a una città. La città è, in definitiva, il luogo dove siamo chiamati a confrontarci, a maturare e misurare le nostre decisioni, la nostra capacità di essere persone che fanno scelte importanti e significative. La città è la protagonista di que- sto capitolo. Non necessariamente questa o quella città poiché essa è anche un simbolo o una metafora di un discorso più complesso. Possiamo dire, usando una bella espressione di Italo Calvino, che esistono città invisibili: luoghi della fantasia a cui attribuiamo caratteristiche fantastiche per parlare di problemi concreti. Le città però hanno dei nomi (anche le città invisibili di Calvino che avevano nomi bellissimi e poetici, come Moriana, Smeraldina o Venezia). Ecco perché anche in questo capitolo cercheremo di parlare, nel descrivere alcune città, di problemi che riguardano il nostro tempo e delle scelte che rispetto ad essi siamo chiamati, come uomini e donne sulla strada della Partenza, ad affrontare.