La banalità del male
È il senso della tesi del libro “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme”, ed. Feltrinelli, 1999 un libro che Hannah Arendt, una delle più grandi pensatrici del ventesimo secolo, allieva di Martin Heidegger e Karl Jaspers, ha scritto assistendo come corrispondente di un quotidiano newyorkese al processo intentato nel 1961 dallo stato di Israele contro Adolf Eichmann.
Quest’ultimo, membro delle SS, fu il responsabile della deportazione di milioni di ebrei nei campi di sterminio e si rivelò uno dei più zelanti ed efficienti funzionari del partito nazionalsocialista nella realizzazione della “soluzione finale” cioè lo sterminio di tutti gli ebrei. Da quattro milioni e mezzo a sei milioni di ebrei (la cifra non ha mai potuto essere controllata), sono stati trucidati nel corso della seconda guerra mondiale. Assistendo al dibattimento Hannah Arendt
scoprì la “terrificante normalità umana” dei criminali nazisti. Arendt afferma che il male è banale (e per questo ancora più terribile) proprio perché i suoi, più o meno consapevoli, servitori altro non sono che piccoli, grigi burocrati simili in tutto e per tutto al nostro vicino di casa “Eichmann non era uno stupido, era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità) e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. E se questo è “banale” e anche grottesco, se con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a scoprire in lui una profondità diabolica o demoniaca, ciò non vuol dire che la sua situazione e il suo atteggiamento fossero comuni. Non è certo molto comune che un uomo di fronte alla propria morte, anzi ai piedi della forca, non sappia pensare ad altro che alle cose che nel corso della sua vita ha sentito dire ai funerali altrui e che certe “frasi esaltanti” gli facciano completamente dimenticare la realtà della propria morte. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che sono innati nell’uomo”.
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Film!
La storia del gruppo di agenti del Mossad che catturarono Adolf Eichmann in Argentina, di come programmarono l’operazione e la portarono a compimento. Con Ben Kinsley (2018 – Netflix)