Il potere della propaganda
Albert Speer , uno dei più stretti collaboratori di Hitler, descrisse in questi termini i metodi utilizzati dal dittatore tedesco per giungere al potere “ La dittatura di Hitler, differiva per un aspetto sostanziale da ogni altra dittatura. Fu la prima nel nostro periodo di moderna evoluzione tecnica e quindi si servì di tutti i mezzi tecnici disponibili per la dominazione del Paese. Strumenti tecnici quali la radio e l’altoparlante servirono a togliere il pensiero indipendente a ottanta milioni di individui. Fu così possibile assoggettarli alla volontà di un solo uomo. I dittatori del passato avevano bisogno di collaboratori qualificatissimi anche a livello minimo. Ma nel nostro periodo di evoluzione tecnica moderna si può anche fare a meno di questi uomini; grazie ai metodi di comunicazione moderni è possibile meccanizzare la direzione a basso livello. In questo modo si è potuto formare un dirigente di tipo nuovo; quello che riceve acriticamente gli ordini”. Anni dopo Huxley commentava le affermazioni di Speer con le seguenti parole: “ Dai tempi di Hitler gran mole di lavoro si è svolto in quei campi della psicologia e della neurologia applicata, che sono settore specifico del propagandista. In passato gli specialisti nell’arte di cambiare il cervello del prossimo erano degli empirici. Provando e riprovando essi elaborarono una serie di nuove tecniche, di nuove procedure e le impiegarono con ottimi risultati senza sapere il perché della loro efficacia. Oggi l’arte del controllo dei cervelli sta diventando una scienza. E chi pratica tale scienza sa quel che sta facendo e perché; ha per guida teorie e ipotesi ben fondate su massicce prove sperimentali. Grazie alle nuove teorie e alle nuove tecniche che le teorie rendono possibili, quell’incubo non realizzato sotto Hitler può diventare realizzabilissimo” (A. Huxley, “Il Ritorno al Mondo Nuovo” , 1953 ed. Mondadori). Non c’è bisogno di sottolineare che nei cinquant’anni trascorsi da quando queste osservazioni furono pubblicate i “progressi” effettuati dagli studi e dalle tecniche di persuasione (anche occulta) sono tali e si sono così diffusi (dall’informazione commerciale a quella politica) da rappresentare una vera sfida alla nostra libertà di convincimento e di scelta. Siamo davvero liberi di scegliere?
La questione non è solo filosofica perché si moltiplicano i timori che la diffusione di fake news sui social media possano oggi essere uno strumento di manipolazione delle nostre conoscenze e intelligenze. In altre parole un mezzo per consentire a nuovi aspiranti dittatori di ottenere il potere. La riflessione su questo argomento prosegue nel prossimo articolo.