Gennaio 2022
La banalità del male
È il senso della tesi del libro “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme”, ed. Feltrinelli, 1999 un libro che Hannah Arendt, una delle più grandi pensatrici del ventesimo secolo, allieva di Martin Heidegger e Karl Jaspers, ha scritto assistendo come corrispondente di un quotidiano newyorkese al processo intentato nel 1961 dallo stato di Israele contro Adolf Eichmann.
Quest’ultimo, membro delle SS, fu il responsabile della deportazione di milioni di ebrei nei campi di sterminio e si rivelò uno dei più zelanti ed efficienti funzionari del partito nazionalsocialista nella realizzazione della “soluzione finale” cioè lo sterminio di tutti gli ebrei. Da quattro milioni e mezzo a sei milioni di ebrei (la cifra non ha mai potuto essere controllata), sono stati trucidati nel corso della seconda guerra mondiale. Assistendo al dibattimento Hannah Arendt
scoprì la “terrificante normalità umana” dei criminali nazisti. Arendt afferma che il male è banale (e per questo ancora più terribile) proprio perché i suoi, più o meno consapevoli, servitori altro non sono che piccoli, grigi burocrati simili in tutto e per tutto al nostro vicino di casa “Eichmann non era uno stupido, era semplicemente senza idee (una cosa molto diversa dalla stupidità) e tale mancanza di idee ne faceva un individuo predisposto a divenire uno dei più grandi criminali di quel periodo. E se questo è “banale” e anche grottesco, se con tutta la nostra buona volontà non riusciamo a scoprire in lui una profondità diabolica o demoniaca, ciò non vuol dire che la sua situazione e il suo atteggiamento fossero comuni. Non è certo molto comune che un uomo di fronte alla propria morte, anzi ai piedi della forca, non sappia pensare ad altro che alle cose che nel corso della sua vita ha sentito dire ai funerali altrui e che certe “frasi esaltanti” gli facciano completamente dimenticare la realtà della propria morte. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che sono innati nell’uomo”.
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Film!
La storia del gruppo di agenti del Mossad che catturarono Adolf Eichmann in Argentina, di come programmarono l’operazione e la portarono a compimento. Con Ben Kinsley (2018 – Netflix)
L’esperimento di Asch
L’esperimento di Milgram
Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley
Gli individui vengono infatti concepiti e allevati in provetta e programmati, in una complessa catena di montaggio, da parte di ingegneri genetici, attraverso op- portuni dosaggi chimici di sostanze nutritive che ne determinano a priori il livel- lo di intelligenza e del carattere. In tal modo tutti gli esseri umani vengono pro- grammati (in numero chiuso) per divenire gli obbedienti e acritici componenti di un certo numero caste che strutturano gerarchicamente la società. L’ordine so- ciale è inoltre rafforzato da una serie di condizionamenti psicologici e ipnotici che vengono loro somministrati fin dai primi giorni di vita. Ogni disagio personale vie- ne infine rimosso attraverso l’assunzione di una particolare droga (il “soma”) che cancella immediatamente ogni stato di ansia o infelicità. La società è dunque con- cepita per essere perfetta, senza increspature, fonte di felicità permanente per tutti i suoi componenti. Il bisogno di libertà (che neppure i dosaggi chimici più sofisti- cati degli ingegneri genetici sono riusciti a estirpare completamente dalla natura umana) viene soddisfatto tramite la pratica di una completa libertà sessuale degli individui che vengono continuamente incoraggiati (talvolta persino obbligati) ad avere una molteplicità di rapporti dai quali sono rigorosamente banditi tutti gli aspetti di natura sentimentale e i relativi vincoli (quelli di fedeltà, il matrimonio e via dicendo). La vicenda si complica quando appare sulla scena un personaggio nuovo, casualmente nato nel modo vietato (cioè da una donna) che per di più, avendo trovato in un vecchio baule le opere complete di Shakespeare, ragiona utilizzando le categorie classiche (amore, passione, vita, tradimento, dolore, lealtà…). In un drammatico incontro con il Governatore del Mondo Nuovo che gli prospetta i vantaggi e le comodità del nuovo sistema egli rivendica disperata- mente la sua condizione di uomo affermando: “Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato”. “Insomma – disse il Governatore – voi reclamate il diritto di essere infelice”. “Ebbene sì – disse in tono di sfida – io reclamo il diritto di essere infelice. Senza parlare del diritto di diventare vecchio e brutto e impotente. Il diritto di avere la sifilide e il cancro; il diritto di avere poco da mangiare; il diritto d’essere pidocchioso; il diritto di vivere nell’apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori di ogni specie”. Ci fu un lungo silenzio e poi aggiunse: “Io li reclamo tutti”.
Aldous Huxley
Migliorare, superare l’uomo con la tecnologia?
Migliorare, superare l’uomo con la tecnologia?
Alla luce degli ultimi progressi scientifici nel campo genetico la rappresentazione forse più inquietante del futuro è stata fatta dallo scrittore americano Aldous Huxley nel libro “Il Mondo Nuovo”. Vi viene descritta, in toni a tratti ironici e tratti malinconicamente struggenti la società di un lontano futuro rigidamente organizzata e pianificata fin dal momento del concepimento degli esseri umani che avviene in modo rigorosamente artificiale. Gli individui vengono selezionati geneticamente e condizionati con le droghe e la propaganda. Tutto questo potrebbe sembrare fantascienza di basso livello. In realtà noi sappiamo che molti regimi totalitari hanno cercato di realizzare una razza superiore (ad esempio quella ariana) e che numerosi esperimenti scientifici sono stati concepiti e realizzati a tale scopo. Ma sappiamo anche che oggi il concepimento extracorporeo è una realtà consolidata e praticata su vasta scala, che la mappatura del codice genetico dell’uomo è stata completata , che vi sono gruppi di medici e scienziati che hanno annunciato che stanno lavorando al tentativo di clonare l’uomo, ebbene sappiamo anche che molto probabilmente vi è chi sta lavorando ad una modificazione e selezione per via genetica dell’uomo. In questo senso si esprime con grande nitidezza Stephen Hawking, considerato uno dei massimi scienziati del XX secolo, più grande persino dello stesso Einstein, il quale scrive: “Negli ultimi diecimila anni il DNA umano non ha registrato alcuna mutazione importante, ma è probabile che nei prossimi mille lo riprogettiamo integralmente. Va detto che secondo molti si dovrebbe proibire di applicare l’ingegneria genetica agli esseri umani, ma è difficile che questo avvenga. L’ingegneria genetica vegetale e animale sarà consentita per motivi economici e alla fine, inevitabilmente, ci sarà chi sperimenterà le tecniche sull’uomo. A meno che non si instauri un ordine mondiale totalitario, qualcuno da qualche parte progetterà esseri umani con caratteristiche migliori.” E poi aggiunge: “Sul versante biologico il limite dell’intelligenza umana è stato finora rappresentato dalle dimensioni del cervello che, chiuso all’interno del cranio, deve passare attraverso il canale del parto. Tuttavia prevedo che entro i prossimi cento anni riusciremo a far sviluppare il feto all’esterno del corpo umano, sicché questo limite sarà eliminato”.
La genetica, la robotica, le nanotecnologie, l’Intelligenza artificiale sono gli strumenti tramite i quali oggi l’uomo tenta di andare oltre se stesso, aprendo nuovi orizzonti che ridisegnano i confini della vita e della morte. Scenari inquietanti che pongono al centro la questione del potere dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla sua stessa vita, del significato e dell’importanza che ha la vita umana sulla Terra. Possiamo dunque concludere che le previsioni di Huxley sembrano oggi pienamente confermate con la sola particolarità che, anziché realizzarsi in un lontano futuro esse lo sono divenute a pochi decenni da quando furono – provocatoriamente e quasi scherzosamente – ipotizzate.
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