l’avventura fa nascere l’uomo
Di giorno, di notte una domanda sempre ci tormenta e ci inquieta: cosa fa nascere l’uomo?
La cronaca di questi giorni ci impone riflessioni sempre più radicali.
Leggiamo dei fantastici progressi della scienza. E’ stata completata la mappatura del codice genetico umano; ieri sono state clonate cellule embrionali di scimmia; la ricerca sulle cellule staminali ci fa apparire non lontano il giorno in cui sarà possibile clonare un uomo. Prosegue dunque a ritmo serrato questa corsa vertiginosa verso un punto sconvolgente del futuro in cui potrò vedere faccia a faccia un essere geneticamente identico a me stesso. Ad alcuni fa paura questa prospettiva, altri ne sono affascinati. Taluni ritengono che in tal modo la vita proseguirà per sempre, altri ritengono che questo rappresenterà la sua fine.
Ipotizziamo per un istante di essere già trasportati in avanti verso questo punto lontano del futuro e di trovarci di fronte a questo clone esatto di noi stessi, una copia identica fino nel nocciolo intimo della nostra cellula più insignificante. Qualcosa di più di un fratello, perchè esattamente come me, qualcosa di meno di un figlio, perchè, ancora una volta, esattamente come me. La specie in lui non si è evoluta. Io penso che lo guarderò negli occhi e avrò per lui simpatia. Mi sembrerà di conoscerlo e, almeno in parte, spero che mi piacerà, anche se nel fondo, credo, resterà per me un mistero. Che tipo di uomo sarà? La macchina, il corpo è uguale, identica alla mia, ma i suoi pensieri? I suoi sentimenti? La sua coscienza? Come potrà essere uguale a me se non ha vissuto le mie esperienze, se non ha provato quella brezza forte del mattino che ha spazzato via la pioggia della notte, se non ha acceso il fuoco quella sera che eravamo stanchi, se non ha portato lo zaino insieme ai miei amici quel giorno che il sole spaccava le pietre e la salita sembrava non dovere mai finire?
Come potrà anche solo assomigliarmi se non ha spinto il suo sguardo sull’orizzonte quel giorno che compresi, ad un tratto, che era là, oltre, più lontano che bisognava andare, che la mia battaglia sarebbe stata quella e non un altra. Mia madre mi ha messo al mondo ma poi è stata l’avventura che mi ha fatto nascere altre cento volte, il desiderio di assomigliare agli uomini di cui avevo conosciuto le imprese che hanno indirizzato i miei passi, alcune parole dette da chi amavo che hanno aperto e costruito la mia intelligenza.
L’uomo si rivela nell’azione e nasce in una dimensione di mistero che neppure la genetica può svelare. Per chi ha vissuto dei raids Goum il deserto, le grandi distese, il silenzio della notte hanno una forza generatrice di vita più intensa di centomila provette poiché suscitano in noi il coraggio e la volontà di vivere a testa alta, di guardare il nostro destino con la fiducia che hanno i bambini verso il loro padre e di guardare agli altri come fratelli molto amati.
L’avventura della vita ci rende unici, irripetibili, diversi da chiunque altro, persino quel’ “altro” che possa essere un nostro clone.
L’avventura ci permette di condividere i passi del cammino che altri uomini e donne straordinari hanno compiuto prima di noi e questo ci unisce a chi ci ha preceduto e a chi verrà dopo di noi in una straordinaria catena umana di amicizia e solidarietà.