Amare e proteggere l’ambiente e la natura
C’è un film bellissimo di Akira Kurosawa che racconta la storia di Dersu Uzala, un cacciatore solitario della taiga siberiana, della sua amicizia con un ufficiale russo giunto in quelle terre desolate per fare rilievi topografici, di come si salvano reciprocamente la vita. Una storia di avventura, di grandi valori, un inno appassionato alla natura, alla necessità di conoscerla, esplorarla, proteggerla dalla cosiddetta civiltà che avanza devastandola.
Non si tratta soltanto di un amore romantico per i fiori e gli uccellini. Né di un rimpiangere i bei tempi andati di quando c’erano i cieli blu, le praterie piene di bufali e di pellerossa.
Si tratta di sviluppare un senso di consapevolezza e responsabilità verso delle risorse che abbiamo ereditato (risorse nutritive, risorse energetiche, risorse di bellezza …) che sono necessarie alla vita e che abbiamo il compito di restituire intatte a chi verrà dopo di noi. Si tratta di diventare consapevoli dei problemi posti dall’incontro tra la tecnologia e l’ecosistema terra (pensiamo ad esempio alla possibilità di modificare geneticamente gli organismi e di immetterli nel ciclo alimentare, ai problemi delle emissioni inquinanti nell’atmosfera, all’aumento di CO2, l’innalzamento della temperatura, le modificazioni del clima, il problema dell’acqua).
Amare e rispettare la natura è, da questo punto di vista, un modo di essere al servizio degli altri. In un tempo in cui comprendiamo meglio come le situazioni locali hanno un effetto su scala globale è necessario acquisire la capacità di agire avendo presente non solo l’utilità immediata dei nostri progetti ma anche quella di coloro che non sono i nostri immediati vicini e di coloro che verranno dopo di noi.