Potere
Do Not Ask ( non domandare)
NON CHIEDERE COSA
[…] Nella lunga storia del mondo, solo a poche generazioni è stato concesso il ruolo di difendere la libertà nell’ora del massimo pericolo. Non mi sottraggo a questa responsabilità: le do il benvenuto. Non credo che nessuno di noi scambierebbe il suo posto con quello di qualsiasi altro popolo o di qualsiasi altra generazione. L’energia, la fede, la devozione che apportiamo a questo sforzo illumineranno il nostro paese e tutti coloro che lo servono. E il bagliore di quel fuoco può davvero illuminare il mondo. E così, miei concittadini americani, non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese. Miei concittadini del mondo, non chiedete che cosa l’America vuole fare per voi, ma che cosa insieme possiamo fare per la libertà dell’uomo […].»
Il 26 gennaio 1961 John Fitzgerald Kennedy prestò giuramento come 35° Presidente degli Stati Uniti d’America. Il suo discorso è rimasto nella storia come uno dei più limpidi e appassionati appelli ad esercitare una piena cittadinanza. E’ veramente cittadino non chi attende dagli altri o dallo Stato qualcosa ma chi è pronto a costruire insieme agli altri la città.
“Coloro che rendono impossibile la rivoluzione pacifica rendono inevitabile la rivoluzione violenta”.
JFK
Il potere della propaganda
Albert Speer , uno dei più stretti collaboratori di Hitler, descrisse in questi termini i metodi utilizzati dal dittatore tedesco per giungere al potere “ La dittatura di Hitler, differiva per un aspetto sostanziale da ogni altra dittatura. Fu la prima nel nostro periodo di moderna evoluzione tecnica e quindi si servì di tutti i mezzi tecnici disponibili per la dominazione del Paese. Strumenti tecnici quali la radio e l’altoparlante servirono a togliere il pensiero indipendente a ottanta milioni di individui. Fu così possibile assoggettarli alla volontà di un solo uomo. I dittatori del passato avevano bisogno di collaboratori qualificatissimi anche a livello minimo. Ma nel nostro periodo di evoluzione tecnica moderna si può anche fare a meno di questi uomini; grazie ai metodi di comunicazione moderni è possibile meccanizzare la direzione a basso livello. In questo modo si è potuto formare un dirigente di tipo nuovo; quello che riceve acriticamente gli ordini”. Anni dopo Huxley commentava le affermazioni di Speer con le seguenti parole: “ Dai tempi di Hitler gran mole di lavoro si è svolto in quei campi della psicologia e della neurologia applicata, che sono settore specifico del propagandista. In passato gli specialisti nell’arte di cambiare il cervello del prossimo erano degli empirici. Provando e riprovando essi elaborarono una serie di nuove tecniche, di nuove procedure e le impiegarono con ottimi risultati senza sapere il perché della loro efficacia. Oggi l’arte del controllo dei cervelli sta diventando una scienza. E chi pratica tale scienza sa quel che sta facendo e perché; ha per guida teorie e ipotesi ben fondate su massicce prove sperimentali. Grazie alle nuove teorie e alle nuove tecniche che le teorie rendono possibili, quell’incubo non realizzato sotto Hitler può diventare realizzabilissimo” (A. Huxley, “Il Ritorno al Mondo Nuovo” , 1953 ed. Mondadori). Non c’è bisogno di sottolineare che nei cinquant’anni trascorsi da quando queste osservazioni furono pubblicate i “progressi” effettuati dagli studi e dalle tecniche di persuasione (anche occulta) sono tali e si sono così diffusi (dall’informazione commerciale a quella politica) da rappresentare una vera sfida alla nostra libertà di convincimento e di scelta. Siamo davvero liberi di scegliere?
La questione non è solo filosofica perché si moltiplicano i timori che la diffusione di fake news sui social media possano oggi essere uno strumento di manipolazione delle nostre conoscenze e intelligenze. In altre parole un mezzo per consentire a nuovi aspiranti dittatori di ottenere il potere. La riflessione su questo argomento prosegue nel prossimo articolo.
social media e propaganda
La propaganda al tempo dei social media Alcune domande piccole piccole (però importanti). Discutiamone
Sono trascorsi quasi cento da quando vennero sperimentati per la prima volta gli strumenti e le tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica che, come disse Albert Speer (si veda questo articolo) hanno consentito a politici spregiudicati di giungere al potere e di ottenere la “dominazione del Paese” e a “togliere il pensiero indipendente” ai cittadini. All’epoca tali strumenti erano la radio e l’altoparlante (oltre che una certa disponibilità di tante persone di rispondere acriticamente agli ordini). Quali sono oggi gli strumenti disponibili? Certamente la televisione e il cinema sono stati determinanti nei decenni passati ma…
- qual è oggi il ruolo dei social media (Facebook, Twitter, Instagram, YouTube, Snapchat…) di coloro che elaborano gli algoritmi alla base del funzionamento dei i vari motori di ricerca come Google… nell’orientamento delle scelte politiche?
- E’ vero che i social media sono stati in grado di orientare il risultato delle elezioni americane che hanno eletto Trump nel 2016 e del referendum sulla Brexit?
- Hanno influito sulla politica italiana?
- Hanno avuto impatto sull’atteggiamento verso teorie prive di valore scientifico come la cosiddetta cura Stamina e in merito ai rischi dei vaccini?
- Come hanno influito sull’atteggiamento verso i migranti?
- qual è il ruolo e la responsabilità dei gestori di queste grandi reti (Zuckerberg, Larry Page e Sergey Brin…?)
- e quello degli hackers?
- Esiste un gruppo di potere occulto in grado di orchestrare e manipolare su larga scala le informazioni che vengono diffuse sulla rete? chi opera tramite i BOT?
- Come riconoscere e difendersi dalle Fake news?
- Cosa è il Deepfake?
- Come reagire o difendersi dagli haters (gli odiatori) che pullulano sulla rete?
Sono domande inquietanti ma necessarie per capire fino a che punto l’ampliamento delle fonti di informazione (non più filtrate da operatori professionali come ad esempio sono i giornalisti che assumono la responsabilità per ciò che scrivono) sia un beneficio e un arricchimento per i cittadini o una forma molto subdola di condizionamento irresponsabile. Alla fin fine la domanda rimane ancora quella classica: fino a che punto siamo liberi di scegliere?
Piste di approfondimento
Articoli sul web
Agenda digitale – Disinformazione politica sui social, così la propaganda li manipola nel mondo, un contributo di Federica Maria Rita Livelli
Dal 2017 a oggi, la manipolazione dei social network è più che raddoppiata, secondo un nuovo rapporto. Ecco gli strumenti usati per diffondere fake news, come si costruisce una campagna di disinformazione.
Openpolis – La propaganda social e la difficile definizione di politica
lavoce.info – Covid e disinformazione, istruzioni per l’uso
Alla pandemia da Covid-19 rischia di accompagnarsi la diffusione di un altro virus: quello della disinformazione, dalle “semplici” fake news alle vere e proprie campagne pianificate da governi e partiti stranieri. L’allarme di Copasir, AgCom e Ue.
lavoce.info Sulla pelle dei rifugiati una nuova vittoria della propaganda
I tagli alle risorse per l’accoglienza dei rifugiati e il pacchetto sicurezza finiranno per far aumentare disordine e illegalità. Perché salirà il numero delle persone a cui verrà negato asilo, ma non quello delle espulsioni, nonostante i proclami
lavoce.info Sentimenti anti-stranieri: il potere della propaganda
TED: Facebook e la Brexit: e le minacce alla democrazia
In un discorso imperdibile, la giornalista Carole Cadwalladr ripercorre uno degli eventi più sconcertanti degli ultimi tempi: il voto del Regno Unito del 2016 per lasciare l’Unione Europea. Rintracciando il risultato sulla Brexit dovuto a una raffica d’ingannevoli post pubblicitari di Facebook rivolti agli elettori più vulnerabili — e collegando gli stessi protagonisti e le stesse strategie all’elezione presidenziale statunitense del 2016 — Cadwalladr si rivolge agli “dèi della Silicon Valley” che sono dalla parte sbagliata della storia, chiedendo loro: elezioni libere e giuste sono solo un ricordo del passato?
TED: Caro Facebook, ecco come stai violando la nostra democrazia
Libri:
Fabio Martini, La fabbrica della verità. L’Italia immaginaria della propaganda da Mussolini a Grillo. Ed. Marsilio (2017)
Da sempre per la politica sfruttare i media a proprio vantaggio è una tentazione irresistibile. Se Mussolini è stato tra i primi a ricercare il consenso attuando una persuasione sistematica, a seguirne le orme sono stati in molti. Fabio Martini ricostruisce in questo libro la storia della propaganda mirata a conquistare l’immaginario degli italiani e diffusa attraverso i film, i cinegiornali, la televisione, la pubblicità, il web. Nel farlo, mette in luce metodi ed espedienti delle diverse epoche (recensione Amazon).
Nazzareno Tirino, Cambridge Analytica. Il potere segreto, la gestione del consenso e la fine della propaganda, ed. Libellula (2019)
l caso Cambridge Analytica ha portato con sé la valutazione globale dell’impatto dei social network nelle campagne politiche. Forse qualcuno è già in grado di conoscerci meglio dei nostri partner analizzando la nostra attività online? Strutturare una campagna elettorale conoscendo le paure di ogni elettore permette di bilanciare buone notizie e cattive notizie (good/bad news) come mai avvenuto. Come si può limitare il controllo? (dalla presentazione Amazon)
NETFLIX
The social dilemma
Film!
The Social Network:
un film sulle origini di Facebook con una sceneggiatura del grande Aron Sorkin (2010)
“Gold – La grande truffa” regia di Stephen Gaghan (2016)
“The insider- Dietro la verità” regia di Michael Mann (1999)
“Odio Universale” ‘Black Mirror ep.6 stag.3 (2016)
“Barriera invisibile” regia di Elia Kazan (1947)
“L’inventore di favole” regia di Billy Ray (2003)
“Press – storie di false verità” regia di Paolo Bertino e Alessandro Isetta (2015)
“Diritto di cronaca” regia di Sydney Pollack (1982)
Berlino e Betlemme, le città del muro
Alcune teorie politiche e sociali che ambivano di poter governare e risolvere in modo definitivo i problemi e le contraddizioni della storia umana con una rigida pianificazione dell’economia e dei processi produttivi non hanno dato i risultati che i loro promotori speravano (anzi che davano per ineluttabili) e le gigantesche sofferenze sociali ed umane che tali progetti hanno comportato hanno ben giustificato la foga con la quale, nel 1989, i berlinesi hanno abbattuto il muro.
Quel muro era il simbolo di una razionalità spietata che diventava ferocia e disumanità e nel dargli un colpo di piccone tutti noi ci siamo sentiti orgogliosi e consapevoli del significato della famosa frase di John Kennedy “Ich bin Berliner” (io sono un berlinese)(). Abbattere quel muro, essere dunque berlinesi ha significato per molti affermare in qualche modo la volontà di abbattere tutti i muri di odio nel mondo ().
Il nostro tempo è però caratterizzato anche da fallimenti, da promesse mancate della scienza e della tecnologia (lo Shuttle che esplode, l’incapacità di curare vecchie e nuove malattie) crisi economiche che gettano senza preavviso nella miseria intere popolazioni.
Dietro ragionamenti apparentemente lucidi si nasconde spesso qualche follia (il terrorismo, ad esempio). Sempre più spesso si possono ascoltare persone apparentemente di buon senso che con ricche e dotte argomentazioni vi spiegano che per risolvere i problemi della vita l’unica soluzione è …..la morte ().
E’ stato detto che il sonno della ragione genera mostri. Ma anche la ragione senza sentimenti, amicizia, affetti, solidarietà, comprensione, tolleranza può diventare disumana. Non a caso la ghigliottina non ha mai lavorato tanto come nell’epoca dei lumi.
Ma se la razionalità pura (quella con la “R” maiuscola, assoluta, scientifica, inflessibile, inflessibilmente programmatice, che non vede né uomo né Dio al di fuori di se stessa), il Pensiero Unico, la Dea Ragione, portano alle visioni rigidamente ideologiche, alle teorie disumanizzanti, alle pratiche dei campi di concentramento, ai ghetti di Soweto nei pressi Johannesburg, in altre parole alla catastrofe della torre () non per questo dobbiamo rassegnarci alla mancanza di ragionevolezza nel nostro agire.
La capacità di riflettere, di dubitare, di mettere in discussione le cose che abbiamo imparato, in altre parole la capacità di ragionare sono un patrimonio e un valore che ciascuno porta con sé e che ci differenziano da qualunque altro animale. Descartes ha affermato “Cogito ergo sum” (penso dunque sono) affermazione piuttosto radicale ma che mi sentirei di sottoscrivere se essa significasse anche: “poiché sono un uomo, sono in grado (devo, ho la responsabilità ) di ragionare”.
Guardiamo quindi al mondo con curiosità critica, con simpatia, desiderosi di comprendere ma non di farci incantare, con la libertà interiore di chi sa farsi stupire ma non intende lasciarsi ipnotizzare.
Per chi ha voglia di approfondire:
La libertà nell’educazione e la formazione di una propria coscienza
Non sono stati solo i sistemi totalitari caduti col muro di Berlino a cercare di imbrigliare il cuore e le menti delle persone e delle generazioni più giovani in particolare. Il rischio è immanente in tutti i sistemi, anche quelli formalmente più democratici e liberali. Infatti le relazioni di potere sono spesso invisibili, sono costruite sul senso di colpa che spesso viene spacciato per senso del dovere. I sistemi educativi, in particolare, sono stati spesso lo strumento attraverso i quali si è cercato di uniformare il modo di pensare e di agire delle persone rendendoli null’altro che another brick in the wall, un altro mattone nel muro…
Dobbiamo ringraziare i Pink Floyd per una magnifica canzone e un video che valgono sull’argomento più di mille parole.
Another Brick in the Wall
Avete altri film o libri da suggerire? avete voglia di scrivere dei commenti o delle recensioni? Avete delle canzoni, delle poesie, dei racconti che volete condividere? Fatecelo sapere!
Metropolis: della ragione e il suo contrario
Crolla la Torre e chi ha forza nelle gambe fugge nei boschi. Ma prima di infilarci in una capanna fermiamoci per un istante a pensare.
Mai come nel nostro tempo è stata tanto diffusa la fiducia nelle prodigiose possibilità della tecnologia e della scienza di scoprire i segreti ultimi della natura e della vita e di dominarne i meccanismi. Lo sviluppo delle biotecnologie, della genetica, dell’informatica, la generale evoluzione delle scienze, le conquiste spaziali (l’elenco potrebbe continuare) è tale che nessun obiettivo sembra fuori dalla portata dell’uomo. Al tempo stesso mai come oggi si diffondono incertezze, scetticismi sulle capacità della ragione umana di dare una spiegazione di senso compiuto del mondo. Si moltiplicano correnti di pensiero irrazionalistiche, riprendono vigore le suggestioni dell’occultismo, le religioni esoteriche, il pessimismo radicale, il nichilismo. Taluni si affidano a visioni intransigenti e fondamentaliste del proprio credo (non solo religioso, talvolta anche scientifico), visioni che rifiutano il confronto con gli altri e considerano il dubbio che nasce dalla curiosità dell’intelligenza come un’eresia da cancellare.
L’uomo contemporaneo, anziché trovare forza e fiducia dalle proprie scoperte e trarre da esse la forza di un nuovo umanesimo, si rifugia in pratiche e credenze del tutto inverosimili. Dopo aver tanto cercato di soggiogare il mondo e la storia rinuncia a governare la barra della propria vita e si affida all’irrazionale, talvolta facendosi condurre per mano da ciarlatani.
Perché questa insicurezza? Perché questa mancanza di fiducia nella ragione?
La torre di Babele
Mentre scrivo queste righe Baghdad è sotto il bombardamento intensivo delle forze angloamericane. Giungono immagini atroci di violenze, mutilazioni, saccheggi. Sui giornali, in televisione, per strada fra la gente comune divampano le polemiche, la propaganda, la disinformazione, i contrasti fra esponenti di opposte visioni sul tema della forza e della pace, della legalità, della giustizia, dei rapporti tra occidente e oriente, tra Islam e Cristianesimo.
Baghdad, che un tempo fu Babele, non è solo un fatto di cronaca. E’ ancora una volta una metafora, un simbolo della nostra condizione di uomini all’inizio del terzo millennio: uomini che lottano fra di loro, che parlano lingue (culture, religioni, aspirazioni) diverse, che cercando di costruire un nuovo ordine (una grande torre) pongono le premesse per un nuovo crollo.
Il libro della Genesi racconta della costruzione della città e della torre di Babele che gli uomini vollero costruire subito dopo il diluvio universale: essa avrebbe dovuto essere così alta che la sua cima doveva toccare il cielo. Lo scopo di questa impresa non era solo quello di salvare gli uomini da un nuovo diluvio ma anche quello di “darsi un nome e di non disperdersi su tutta la terra“. Al Signore non piacque questo progetto e decise di confondere la loro lingua perché non si comprendessero. Ciò avvenne, essi si dispersero e cessarono di costruire la città.
Questo racconto, benché assai noto, è in parte assai sconcertante e misterioso. Non è chiaro, ad esempio, perché la torre dovesse toccare il cielo; non è chiaro perché il Buon Dio vedesse con tanto sfavore un’opera tutto sommato meritoria; non è chiaro perché Egli decida di disperdere gli uomini sulla terra.
A tutte queste domande ha tentato di dare una risposta il celebre pittore fiammingo Peter Bruegel autore del famoso dipinto “La grande torre di Babele“. Nell’interpretazione medievale della Bibbia la leggenda di Babele stava sostanzialmente a significare la punizione divina per un atto di orgoglio insensato e di superbia. Bruegel mostra da un lato che l’impresa grandiosa è concretamente possibile; in pari tempo ne evidenzia l’impossibilità.
La torre di Bruegel appare infatti a prima vista estremamente solida: la base su cui poggia è larga, una formazione rocciosa ne costituisce il nucleo le cui dimensioni ciclopiche fanno apparire al confronto minuscole le case della città circostante e con il brulichio di innumerevoli piccole figure.
Ad uno sguardo più attento salta agli occhi non soltanto la mancanza di metodo con cui procedono i lavori (la compresenza di parti già finite e ancora incomplete alla base) ma anche la irrealizzabilità del progetto. Bruegel trae ispirazione dalla forma e dall’idea costruttiva del Colosseo di Roma (il teatro delle persecuzioni dei cristiani) presentando però la proiezione della costruzione rivolta verso l’interno. Così i corridoi ascendenti conducono tutti verso il centro della torre, rivelandosi insensati nella loro funzione.
A ciò si aggiunge un’ulteriore incongruenza costruttiva: la suddivisione in piani nei corridoi radiali contrasta con la struttura ascendente a chiocciola del manto. Tutte le verticali sono in relazione con le linee apparentemente orizzontali della rampa, per cui la torre pende.
La costruzione è descritta, dunque, di proposito come impossibile e quindi interminabile ma il segreto si svela soltanto a poco a poco perché l’osservatore è ingannato in un primo momento dai molti dettagli razionali che ispirano fiducia perché si rifanno ai modelli romani. Il dipinto di Bruegel va al di là della sua originaria simbologia della superbia umana e si fa simbolo del fallimento della mera razionalità.
Il sentimento di sgomento e di disorientamento di fronte ai grandi progetti, alle città ideali eppure invivibili, ai sistemi totalizzanti e totalitari non appartiene solo al passato e molti artisti moderni hanno scelto proprio la torre di Babele per esprimere il senso di insostenibilità che tali sistemi hanno sulle nostre vite. Eppure nuove costruzioni e nuovi agglomerati si affastellano continuamente dinanzi a noi. E’ davvero impossibile costruire una città a misura d’uomo?