Jean Mermoz, Henri Guillaumet, Antoine de Saint Exupery
Jean Mermoz, Henri Guillaumet, Antoine de Saint Exupery sono i nomi più celebri di quel gruppo straordinario di aviatori che negli anni ‘20 e ‘30 realizzarono, con l’audacia dei moschettieri, il sogno di aprire le rotte per il servizio aeropostale tra la Francia, l’Africa e il Sud America. Aprire la rotta. Passare per primi dove nessun altro prima aveva mai tentato. Gli aerei erano fragili. I guasti meccanici erano più la norma che l’eccezione. Non esistevano servizi di assistenza al volo degni di questo nome. Cadere nel deserto significava spesso essere fatti prigionieri dei predoni Mauri. Ovviamente se si sopravviveva alla caduta. Più di centoventi piloti persero la vita tra il 1920 e il 1933 in questa avventura. Lo stesso de Saint Exupery precipitò nel deserto e ne trasse lo spunto per scrivere il “Piccolo Principe”. Saint Ex si sentiva fiero di appartenere ad un gruppo di compagni le cui qualità morali si fondevano con quelle di abilità tecnica.
Era anche un poeta e ha narrato le loro avventure indagando la ragione per la quale un uomo è disposto a metter a repentaglio la propria vita per trasportare un semplice sacco di posta. Il senso di questo sacrificio va ben al di là del valore del carico trasportato. Tracciando le rotte nel cielo essi sentivano di costruire una civiltà dove i legami tra gli uomini contavano più di tutte le differenze che li separavano.
Mermoz, che era stato anche spazzino, scaricatore di porto, cascatore al cinema, meccanico e che a Parigi dormiva sotto i ponti divenne il pilota più famoso di Francia, il primo ad attraversare l’Atlantico in direzione di Santiago del Cile. Guillaumet detto l’”angelo della Cordigliera” per aver attraversato 393 volte la famosa catena le cui vette superano i 6000 metri. Il 12 giugno del 1930, stretto nella morsa di una tempesta dovette tentare un atterraggio di fortuna sul versante della Cordigliera. Dopo qualche giorno fu creduto morto e le ricerche sospese per il maltempo. Solo Saint Ex non smise mai di cercarlo. Guillaumet invece era sopravvissuto e camminando nella tempesta cercava la via che lo avrebbe ricondotto alla vita e alla comunità degli uomini. “Ti giuro nessuna bestia avrebbe mai fatto quello che io ho fatto” confidò con un filo di voce a Saint Ex che lo aveva infine ritrovato. Più volte durante la marcia aveva deciso di lasciar perdere. La morte nel ghiaccio assomiglia a un dolce sonno. Ma poi aveva pensato “Se mia moglie mi crede vivo, mi crede che cammino. Se i miei amici mi credono vivo mi pensano che cammino.
Se non cammino sono un mascalzone”.
Non conosco parole sul senso di responsabilità più nobili di queste.